A dispetto del successo de La dolce vita, Federico Fellini nei primi anni Sessanta è un uomo in bancarotta spirituale. Non sa venire a capo del suo rapporto con le donne, con l’arte, con la celebrità. Incapace di fare a meno di sua moglie, è altrettanto incapace di esserle fedele; progetta da tempo film – La grande confusione, doveva intitolarsi – ma, arrivato sul set, si accorge che la mente è vuota, “il film non c’è più”. È in questo stato quando incontra Ernst Bernhard, psicanalista ebreo trasferitosi da Berlino a Roma per sfuggire al nazismo. Le sedute di psicanalisi lo cambieranno come uomo e come regista. Tornato sul set Fellini trova la soluzione: si tratterà di escogitare un equivalente cinematografico della “mitobiografia”, il metodo psicanalitico di Bernhard. Il risultato si chiamerà 8 ½.
Incontro a cura di Raffaele Ariano, docente di Storia della filosofia contemporanea all’Università San Raffaele di Milano.
Aula B2.0.1 del Campus Bovisa Candiani, Politecnico di Milano.
INFO:
Marcello Bertolani : +39 345 7732575 – 2marcellobertolani@gmail.com
Davide Garavelli: +39 345 5082869 – davide.garavelli1@gmail.com