Un taglio alle risorse investite in conoscenza è, soprattutto nell’opinione di uno studente, sempre a priori inaccettabile.
Lo è a maggior ragione se questo riguarda una Università come il Politecnico di Milano, efficace nella sua missione formativa e nella ricerca (lo dimostra la peer review, la valutazione internazionale che ha riconosciuto come il 39% dei docenti appartenga a gruppi ritenuti excellent at international level e giudicato complessivamente la ricerca in ateneo good at international level e il riconoscimento del Luglio scorso che ci ha visti al Top nel panorama universitario italiano secondo l’analisi tenuta dal Sole24Ore) ed efficiente nell’amministrazione (premiata col Premio Qualità delle Pubbliche Amministrazioni; efficienza dimostrata dal complessivo aumento degli spazi messi a disposizione degli studenti (posti aula, studio, aula informatizzata, posti letto); altro indice di qualità è il rapporto AssegniFissi/ FFO, ovvero la percentuale di risorse pubbliche investite in solo personale, al Polimi 66% contro una media superiore al 90% nelle università italiane).
Si giustifica quindi a maggior ragione la reazione di molti docenti nel Senato e nelle facoltà che già hanno votato una mozione di fronte ad una politica di riduzione delle risorse, seppur alcune attenuanti siano inconfutabili: il momento di crisi globale in cui si rende, stando alle parole del Presidente della Repubblica, inevitabile il contenimento della spesa, ( «Inevitabile il contenimento della spesa: no a contrapposizioni pericolose. Serve rinnovamento»); una università italiana non del tutto in condizione da eludere i tagli, considerato che molte componenti del sistema presentano caratteristiche palesemente indifendibili; il fatto che il taglio sia espresso nella forma di limitazione delle assunzioni di fronte al dato diffuso che vede l’FFO primariamente investito in stipendi, anche quando questo sia cresciuto (+50%) negli ultimi 7 anni al Poli ed estrapolando anche altrove (ma è quindi valida l’equazione “più fondi=più qualità, più efficienza”??).
Di fronte a queste perplessità che non sollevano comunque la preoccupazione per la mancanza di una riforma organica a monte della decisione presa dal Governo, la reazione di Svolta Studenti è meritocratica!Deve esserlo perchè questa è la linea di sviluppo intrapresa dal nostro ateneo, già al top dell’università italiana, ambiziosa di collocarsi fra le migliori scuole tecniche europee, piuttosto che al fianco di un facinoroso bottom italico.
Abbiamo pertanto proposto una provocazione agli studenti del Politecnico di Milano con il nostro manifesto, VOGLIAMO UNA UNIVERSITA’ MERITOCRATICA: che promuova il riconoscimento del merito degli studenti nell’università e nel mondo del lavoro; che premi i docenti migliori e la ricerca migliore; che sia valutata in funzione della sua efficienza e della qualità dei servizi offerti; che garantisca gli stessi servizi agli studenti meritevoli a prescindere dalla provenienza sociale. [vedete a proposito il nostro gruppo MERITOCRAZIA su Facebook ].
In quest’ottica apprezziamo la reazione positiva del nostro ateneo nelle linee di sviluppo per il prossimo difficile biennio, in particolare per quello che il Rettore ha definito “Progetto Merito” che renderà trasparente la pubblicazione [non in forma aggregata] della valutazione della didattica come indice del merito di ciascun docente nonché assicurerà la qualità del reclutamento di nuovo personale.
L’occasione ci sembra quindi valida per chiedere al Senato Accademico ed in particolare al Rettore di effettuare una iniezione di merito nel sistema.
Internamente, nei termini che ha specificato nel “progetto merito”, quindi promuovendo la quantificazione e il riconoscimento del merito (il che è essenza di un sistema meritocratico) e ridistribuendo le risorse in funzione di parametri che tengano conto della qualità.
Questa iniezione di merito dovrebbe avvenire infine nella società, cogliendo l’occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, mostrando i dati che differenziano il Politecnico di Milano tra le università italiane e chiedendo che i finanziamenti vengano ridistribuiti in ordine all’efficienza ed alla qualità degli atenei.